Artista ai giorni nostri
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Difficile scrivere in poche righe chi è Federica Annuzzo. Forse l’unico modo per comprenderla davvero e tratteggiare la sua biografia è farsi aiutare dai quadri, da sempre suoi compagni di vita.
In fondo anche lei ha conosciuto suo nonno, Olindo Magnani, attraverso le opere che lui aveva realizzato negli anni ’60. Quando l’Alzheimer lo ha imprigionato, Federica ha continuato a parlargli e a capire da lui chi fosse davvero attraverso le opere che aveva realizzato con i suoi vividi colori ad olio.
Ogni pennellata di Olindo è stata un inno alla vita, a cui la nipote ha prestato ascolto. Racchiuse da cornici in legno che spesso si costruiva da solo, le sue opere semplici, legate al mondo romagnolo e rurale, seppero conquistare tutti (anche i giurati di un concorso di pittura) e suggerirono a Federica che l’arte era una parte fondamentale di lei e della sua famiglia.
Lo stesso Olindo era stato irretito nel mondo dei colori dal nipote Giuseppe Tampieri, grandissimo pittore e scultore romagnolo, protagonista di centinaia di personali in tutt’Italia. Ha esposto alla Biennale di Venezia e si è impegnato nel recupero di opere d’arte danneggiate dai bombardamenti, due passioni, quelle dell’arte e quella della conservazione, che Federica erediterà e farà sue.
A differenza del nonno e del secondo cugino, che sono rimasti per lo più fedeli ai colori ad olio, Federica negli anni ha sperimentato tante tecniche differenti: dal carboncino ai gessetti, dagli acquerelli con chine agli stessi colori ad olio…
Ha frequentato diversi corsi con i maestri Nevio Bedeschi e Giovanni Bellettini, con i quali ha dato vita a mostre collettive. A cavallo tra il 2008 e il 2009 ha esposto ad Imola un’opera relativa all’Arma dei Carabinieri nella mostra “Nei secoli fedele”.
L’anno successivo, nel 2010, si è laureata in Conservazione dei Beni Culturali e poco dopo, scelta come collaboratrice del Laboratorio d’Antropologia del Dipartimento di Storia e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna, ha preso parte alla ricerca e allo studio dei resti mortali del grande pittore Caravaggio. La pittura, dunque, è entrata nella sua vita anche attraverso le vie più insolite e affascinanti.
Tutti i corsi e tutte le esperienze hanno lasciato il segno. Pennellata dopo pennellata il suo stile si è evoluto, fino ad arrivare alla sperimentazione di una tecnica nuova, ancora poco conosciuta in Italia.
Nella Fluid Art Federica si è riconosciuta perché vi ha trovato libertà d’espressione, immediatezza, imperfezione, imprevedibilità e unicità dell’opera. A seguito di questo incontro nasce il suo ultimo progetto artistico “Tita Art Studio”; il nome stesso riporta l’appellativo con il quale veniva chiamata da bambina.
Federica lavora ai suoi quadri e alla realizzazione di una serie di progetti che si svilupperanno nei prossimi mesi. Il primo e più importante è sicuramente quello di tornare ad esporre e di portare in giro la sua arte partecipando a mostre e concorsi di pittura.
L’obiettivo è anche quello di dar vita a corsi in presenza per aprire l’universo della Fluid Art a tante persone che amano il processo creativo, hanno coraggio e voglia di sperimentare, perché questi sono i tratti fondamentali della Fluid Art e di Federica.
Nota personale
“Ho conosciuto Federica su un treno stipato di pendolari e studenti assonnati durante il mio primo anno d’università, ma ricordo che parlare con lei mi colpì e mi svegliò subito. E’ stato un po’ come scoprire un quadro che non avevo mai notato, pur vivendo da anni a Imola come lei, dipinto con una tecnica nuova e particolare.
Federica si è rivelata subito ai miei occhi come una persona originale, schietta e diretta. Quello che mi piace di lei è che non dice ciò che la gente vorrebbe sentirsi dire o ciò che afferma la massa, ma quello che pensa davvero e quello che fa bene alla persona che le chiede un consiglio o un aiuto.
E’ un’artista dell’ascolto e della parola, non si tira indietro mai e fornisce sempre un suggerimento, una pennellata lieve che colpisce nel segno e che ti fa stare bene. Allo stesso modo di Frida Kahlo la sua vita non è stata semplice sul fronte fisico, ma ha sempre saputo trovare nella forza della mente e nel potere dell’arte il modo di superare gli ostacoli che il destino le ha posto di fronte.
Sono tanti i regali che mi ha fatto che non dimenticherò mai, ma uno è speciale. Quando sono diventata mamma per la seconda volta, Federica realizzò un ritratto di mio figlio che è un inno alla bellezza dell’uomo con tutte le imperfezioni che lo rendono unico e speciale.
Ogni volta che mi sento sbagliata, mi basta guardarlo o telefonare a Federica per ricordarmi che ognuno di noi è un’opera d’arte. Lei per me è un piccolo grande capolavoro”.
Lisa Laffi
Non avrei potuto scegliere persona migliore per farvi raccontare qualche tratto della mia vita. Lisa è una scrittrice affermata, pubblicata da case editrici importanti tra le quali la Tre60; tra i suoi romanzi più significativi: “Il serpente e la rosa”, “L’ultimo segreto di Botticelli” e “La regina senza corona”. Dunque, un’ottima scelta; ma non soltanto perché è una scrittrice dalla penna facile, anche perché, come lei stessa vi racconta sopra, ci siamo conosciute negli anni universitari. Da quel momento qualche anno è passato e mi conosce bene. La ringrazio per il suo contributo e le sue parole di stima, ovviamente reciproca.
Qui sotto potete trovare alcuni quadri di mio nonno; ci tenevo a mostrarli, a condividerli con voi. Sono una piccola selezione di una produzione molto più vasta di quadri in mio possesso e anche di molti altri per la maggior parte regalati ad amici, parenti e conoscenti estimatori del suo modo di dipingere semplice ma attento. Le scene sono per lo più quelle di vita quotidiana e agreste; i luoghi quelli abituali, casa sua, le chiese del territorio; i soggetti, quelli che più amava, la moglie, la figlia. Io non sono di certo una critica d’arte, ma quello che mi trasmettono questi quadri (anche a livello affettivo, certo) resta dentro il mio cuore ed i miei occhi come qualcosa di unico e immortale. L’arte che amava tanto è sopravvissuta all’Alzheimer che lo ha colpito e mi ha accompagnato nel mio cammino artistico. Questo è un omaggio a te, nonno. Un omaggio ad un grande pittore romagnolo del secolo scorso.
Federica Annuzzo